Il ruolo dei social media nelle campagne presidenziali di Donal Trump è sempre stato vincente.
Grazie a queste piattaforme il tycoon ha creato attorno a se, fin dagli esordi, una macchina di consenso incredibile.
Dopo l’attacco al congresso gli account social del presidente uscente sono stati bloccati. I social hanno preso la loro posizione e sono intervenuti per silenziare messaggi che avrebbero potuto alimentare odio e fomentare violenze.
Un odio che si era sedimentato ed era cresciuto fino alla rabbia proprio in queste piattaforme.
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Il contesto e il ruolo dei Social
L’altro ieri, Trump ha visto nell’udienza congressuale un’ improbabile opportunità per ribaltare il risultato delle elezioni, ed ha invitato i suoi sostenitori a recarsi al Campidoglio per mostrare il loro sostegno nella speranza che la dimostrazione di potere convincesse i senatori a ribaltare le elezioni a suo favore.
La situazione e il tweet sembrerebbero aver infuocato i suoi sostenitori.
I disordini che ne sono seguiti hanno causato la morte di quattro persone, hanno dato origine al sacco del Campidoglio ed hanno costretto l’evacuazione del personale e dei vari senatori presenti.
I leader di tutti gli schieramenti hanno quindi chiesto a Trump di calmare la folla in tumulto rilasciando una dichiarazione ufficiale a sostegno dei risultati elettorali e del presidente entrante Biden.
Trump si è rifiutato, rilasciando un solo video di dichiarazione, in cui continuava a mettere in dubbio la validità del risultato elettorale.
Social Media e attacco al Congresso
- TWITTER: Ha iniziato a prendere una posizione di dissenso, dapprima oscurando qualche twit controverso arrivando poi nelle ultime 24 ore bloccando l’account ufficiale di Trump (@realDonaldTrump) fino a tempo indeterminato.
- FACEBOOK: ha rimosso diversi post di Trump durante le rivolte, prima di annunciare la decisione di bandire momentaneamente il presidente Trump dalla sua piattaforma, citando varie violazioni della politica nei suoi post correlati. In seguito a ciò, il CEO di Facebook Mark Zuckerberg ha annunciato che il divieto del profilo di Trump sarebbe stato esteso “a tempo indeterminato e per almeno le prossime due settimane” per garantire una transizione pacifica verso l’amministrazione Biden.
- SNAPCHAT: Allo stesso tempo, Snapchat ha bloccato l’account del presidente Trump. Questa piattaforma aveva già limitato la portata dell’account del presidente Trump all’inizio dell’anno, ma il presidente aveva pubblicato regolarmente nell’app per rimanere in contatto con il suo pubblico.
- INSTAGRAM: ha bloccato l’account di Trump per 24 ore e ha inoltre bloccato l’hashtag #StormTheCapitol. Instagram (di proprietà di Facebook) seguirà il divieto a tempo indeterminato di Facebook sull’account di Trump, che lo vedrà bloccato per almeno le prossime due settimane.
- YOUTUBE: ha annunciato che limiterà qualsiasi canale che pubblichi video contenenti informazioni errate sui risultati delle elezioni del 2020, un’azione che si estenderà ai canali ufficiali del Team Trump.
Trump ha attualmente più di 32 milioni di follower su Facebook e 88 milioni su Twitter.
E nonostante le sue più recenti critiche ai social media in generale, Trump ha più volte sottolineato l’importanza delle piattaforme sociali per facilitare la sua vittoria alle elezioni del 2016.
Trump e i social media
Come Trump ha dichiarato a Fox Business nel 2017:
“Dubito che sarei qui se non fosse stato per i social media, ad essere onesti con voi. […] In un altro modo, non sarei mai riuscito a spargere la voce”.
Ora Trump perderà questa capacità, cosa che molti hanno suggerito sarebbe dovuta accadere anni fa, viste le numerose violazione dei termini della piattaforma con i suoi vari tweet e post durante tutta la sua presidenza.
Tutte le principali piattaforme social avevano finora esitato a fare questo drastico passo, poiché Trump, che siate d’accordo o meno con il suo approccio, è l’attuale Presidente degli Stati Uniti (anche se per ancora per pochi giorni), votato dalla maggioranza del Collegio Elettorale nel 2016.
In quanto tale, il pubblico ha il diritto di ascoltare ciò che ha da dire, e le piattaforme hanno cercato di bilanciare questo bisogno informativo con la loro responsabilità di controllare ciò che viene distribuito attraverso le loro piattaforme.
ll Presidente Trump è stato bandito da tutti i social a seguito delle violente proteste a Washington
Alla luce di tutto ciò, la decisione di sospendere e oscurare gli account del Presidente Trump è significativa.
Alcuni avevano previsto che Trump avrebbe probabilmente dovuto affrontare qualche tipo di ostacolo da parte dei social media ad un certo punto, dato l’utilizzo sconsiderato e molto “tagliente” di quest’ultimi, soprattutto senza la protezione dell’Ufficio del Presidente. Ma nessuno si aspettava che tale azione sarebbe arrivata prima ancora di venir sostituito al neo eletto Joe Biden.
Naturalmente al momento i divieti sono solo temporanei, e Trump tornerà presto in possesso dei suoi account. Ma questo segna un passo significativo per le piattaforme social, e potrebbe portare a un precedente importante su come queste ultime vengono utilizzate, e su come affrontare situazioni simili in futuro.
In effetti i rivoltosi avevano pianificato le loro azioni “alla luce” dei social media per mesi, con piani molto specifici per prendere d’assalto il Congresso in segno di protesta.
Facili da scambiare come “solite chiacchiere da bar”, ma a fronte di una così forte motivazione era evidente che si sarebbe presto trasformato in qualcosa di più. Questo sarebbe dovuto servire come un significativo campanello d’allarme rispetto allo strapotere delle piattaforme social, capaci di alimentare e fare da cassa di risonanza per movimenti come questo.
E nel frattempo ci si interroga su quanto i social riusciranno a lottare per evitare che l’odio si alimenti nelle loro piattaforme.
Questo probabilmente costringerà le piattaforme ad agire di più e più velocemente, per evitare che lo stesso accada in futuro.
Gli esperti lo avevano previsto da tempo, ma ora ne abbiamo visto il terribile potere, sarà questo il futuro della protesta civica?