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Questione di carattere: a scuola di font3 min read

Ogni volta che siamo alle prese con la stesura di un testo al computer, ci troviamo di fronte alla scelta del carattere, scelta che molte volte viene automatica, altre volte richiede analisi e ragionamenti. Ma vi siete mai chiesti qual è la storia che ha portato alla nascita dei font che usate? Abbiamo cercato qualche curiosità su due font molto noti: il Bodoni e l’Helvetica.

BODONI

bodoni font

Questo carattere deve il proprio nome a Giovanni Battista Bodoni, tipografo e incisore di Saluzzo (CN) che gli diede vita intorno al 1798.Si contraddistingue per il notevole contrasto delle sue linee, ma anche per una estremità definita: il Bodoni è un carattere elegante e pulito.

Le grazie del carattere Bodoni hanno una duplice peculiarità: da un lato sono alquanto sottili, e dall’altro lato risultano pressoché perpendicolari rispetto al tratto principale, a differenza di quel che accade con i tipi rinascimentali o oldstyle, che presentano grazie che si curvano in maniera dolce.
L’enfasi, nel font Bodoni, è sui tratti verticali, che di conseguenza risultano eleganti e puliti (ma non troppo caldi).

Curiosità: ogni casa produttrice di font cambia il Bodoni e lo adatta a seconda dei casi e delle circostanze, per questo motivo non può essere considerato un font definito, ma piuttosto un insieme di versioni che differiscono in maniera leggera ma non impercettibile l’una dall’altra.
Il font Bodoni è una specie di simbolo per la città di Parma, che accolse il tipografo piemontese per gran parte della sua vita: l’abbinamento tra il carattere e la città ducale dura ancora oggi, a più di due secoli di distanza dalla morte del creatore del font.
Tutte le versioni moderne del Bodoni soffrono di un problema di leggibilità detto dazzle (abbagliamento), dovuto alla continua alternanza di linee spesse e sottili nella riga.

HELVETICA

helvetica | Forlani Studio

L’Helvetica nasce in Svizzera nel 1957 grazie a un’intuizione del direttore di una fonderia, la Haas di Muenchenstein: l’inventore si chiama Eduard Hoffmann, anche se il disegno è opera e frutto di Max Miedinger

Nella versione originale esisteva soltanto nelle versioni light e medium, ma poi, nel momento in cui ci fu l’aggiunta di italic, bold e numerosi altri pesi, iniziò a colonizzare il mondo.

L’Helvetica è un font estremamente versatile ed oggettivamente bello, ottenne da subito un successo strepitoso, complice anche il trend rivoluzionario che in quel periodo stava interessando il settore del lettering. Il carattere svizzero si guadagnò sin dal primo momento una popolarità eccezionale, risultando gradito alle agenzie di pubblicità che scelsero di venderlo ai propri clienti. Nel giro di breve tempo, numerosi marchi aziendali furono caratterizzati da questo font, negli ambiti più disparati, dalla comunicazione d’impresa alle stampe d’arte.
Curiosità: a partire dagli anni Sessanta divenne onnipresente nel mondo occidentale e si trasformò addirittura in un fenomeno di culto, nel 1989 divenne il font ufficiale per tutti i cartelli e le indicazioni stradali Newyorkesi.

Coca Cola 28 | Forlani Studio

Nel 1984 Macintosh decise di includerlo nei suoi caratteri di sistema, a dimostrazione della sua diffusione nel contesto della grafica digitale. È inoltre il font prescelto per la dicitura “Carabinieri” sugli automezzi e sulle divise delle forze dell’ordine italiane.

Nel 2007, in occasione nel cinquantesimo anniversario, è stato persino realizzato un film chiamato “Helvetica”. Esso basava la propria trama sulla teoria secondo cui per le strade l’Helvetica fosse come l’ossigeno, non potendo fare a meno di respirarlo e di vederlo.

Nel film Helvetica, il disegnatore Michael Bierut analizza due diverse pubblicità della Coca-Cola, prima e dopo l’avvento dell’Helvetica. La prima mostra una sorridente famiglia con un carattere corsivo, la seconda mostra un semplice bicchiere di Coca-Cola e ghiaccio con lo slogan “It’s the real thing. Coke”.

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